25 Aprile: la dittatura del moralismo festeggia la morte della libertà. Il silenzio dei colpevoli.

25 Aprile: la dittatura del moralismo festeggia la morte della libertà. Il silenzio dei colpevoli.

Giorno 25 di Aprile, anno del Signore 2020, Italia. Come ogni 365 giorni, giunge anche oggi la festa della liberazione italiana, che porta con sé, come oramai di consuetudine, lo strascico di polemiche e parole, che da sempre e da 75 anni a questa parte, accompagnano tale ricorrenza: accalorati esaltati, che dalle prime luci dell’alba intonano i versi di “Bella Ciao”, da una parte, e riformisti, cosiddetti politicamente scorretti di destra, dall’altra. Ma forse è oggi, molto più degli altri anni, che si comprende l’esistenza della rottura di qualche ingranaggio, in questo sistema apparentemente democratico, del quale ormai da più di mezzo secolo, ce ne vogliono convincere di una sua limpidezza.

Evitiamo di ripercorrere le implicazioni di carattere storico e storiografico, che tale ricorrenza contiene, solo perché, giunti a questo punto del nostro continuum storico e culturale, o queste risultano in possesso del nostro patrimonio conoscitivo, oppure qualora se ne risulti sprovvisti, lo sarà certamente per una colpevole e volontaria ignoranza, che dipende da appartenenze a fazioni o correnti politiche oscurantiste.
E del resto, non sussiste alcun bisogno di rimembrare ai molti, come la vittoria ( se così si possa definire), proveniente dalla cosiddetta “liberazione” seguente al secondo conflitto mondiale, possa tranquillamente definirsi una vittoria di Pirro, con una Nazione Italiana prima spodestata del suo legittimo (almeno dal punto di vista politico) Governo, e poi amministrata come possedimento feudale, da parte di quegli americani che prima l’avevano resa orfana di un Esecutivo.

Sì, insomma, non abbiamo alcun interesse a ripercorrere con la mente il gioco delle tre carte a cui fu sottoposto il popolo italiano, che in preda alla sublimazione del più palese caso di sindrome di Stoccolma della storia, finì per ringraziare colui (o coloro) che l’avessero privato di un legittimo Governo, salvo poi essere messo nelle condizioni di sottostare ai diktat di Esecutivi nazionali, non rispondenti al mandato popolare, bensì legati agli ordini di apparati sovranazionali, quasi mai coincidenti con le necessità e volontà del popolo stesso.
Perciò, non sarà una trattazione di carattere storico, che qui verrà fatta, quanto piuttosto un’indagine sociologica, applicata alla politica, e viceversa.

Perché, alla luce degli ultimi avvenimenti e fatti della nostra politica nazionale, risulta quantomai impossibile non giungere ad una domanda ingombrante e cruciale, nell’analisi di questa ricorrenza tanto sentita, anche se in maniera diametralmente opposta, dalle due fette di popolazione italiana.
Per l’appunto, risulta legittimo chiedersi se il giorno 25 di Aprile si festeggi la liberazione dal fascismo, o la liberazione dalla dittatura, e la conquista della democrazia e della libertà.
Sì perché, vedete, se oggi si intendesse festeggiare la liberazione dal fascismo, a torto o a ragione di qualunque analisi di carattere storico-politico a ciò legata, risulterebbe certamente sensato dal punto di vista meramente logico, il voler festeggiare ed ostentare una festa, definita “di liberazione”, sì, ma dal fascismo.

Di diversa veduta, invece, si dovrebbe essere qualora si volesse intendere che tale ricorrenza nazionale, fosse finalizzata ad una festa generalista, in senso assoluto, per ricordare la liberazione dell’Italia, da ogni forma di dittatura, e della riscoperta del concetto di libertà ed uguaglianza.
Ecco, in questo caso, temo che non si possa giungere ad un’analisi altrettanto condivisibile dal punto di vista logico e funzionale, della ricorrenza stessa.
Viene giustappunto da chiedersi in che modo, la festante folla che oggi ha invaso alcune delle strade e piazze italiane sulle note di “Bella Ciao”, possa sentirsi in dovere di festeggiare una presunta libertà dalle grinfie di regimi totalitari, quando proprio a causa di questa situazione sanitaria d’emergenza, dettata dal proliferare del coronavirus patogeno, stiamo assistendo ad una conduzione del Paese “Italia”, totalmente scollato da ogni regola giuridica, costituzionale e legislativa.
Sono infatti poco meno di due mesi, che il popolo italiano si trova ad essere costretto nelle proprie case, a subire l’assenza di lavoro e la fame, sulla base non di atti legislativi provenienti dall’unico soggetto legittimato a legiferare (il Parlamento(, bensì sulla base di semplici atti amministrativi (DPCM), che non possiedono natura strettamente vincolante, qualora non vengano convertiti in Legge, dalle Camere parlamentari.
Si aggiunga poi anche il fatto, che la presa in consegna di questo Governo, dei poteri assoluti di decisione e di comando, non sia minimamente avallata da una consegna, degli stessi poteri, da parte del Parlamento, che ne è appunto l’unico detentore.
Come se non bastasse, risulta assurdo e deleterio, che il popolo italiano sia al momento sotto scacco, di quegli stessi personaggi che fino a poco più di due mesi fa, minimazzassero la situazione di periculum, che stesse provenendo dalle aree cinesi.
In violazione di ulteriori norme superiori ed imperative, si è poi potuto assistere, in queste settimane, ad un Governo che privo di alcun potere in merito, negasse la possibilità ai fedeli, di recarsi nei luoghi di culto e nelle Chiese, soprattutto in vista dell’ormai trascorso periodo quaresimale compreso anche di Settimana Santa e Triduo Pasquale.
In totale disprezzo della separazione di competenze, si è assistito infatti a imposizioni governative, che precludessero l’accesso alle Chiese ed alla partecipazione delle Funzioni Religiose; tutto ciò sembra essere avvenuto, con il colpevole silenzio delle autorità ecclesiastiche, che sembrano aver tenuto un servile comportamento di silenzio assenso.


Giungiamo ad oggi, mattina del 25 Aprile, durante la quale, fin dalle prime ore della mattinata, si è potuto assistere sui vari social network, alla pubblicazione dei più vari e disparati video, che documentassero le sfilate
dei “festeggiatori di libertà”, che appunto hanno invaso le vie di molte cittadine italiane, per la commemorazione della festività.
Appare quindi totalmente disarmante e violatore di qualunque principio di libertà ed uguaglianza, decantato dagli stessi festaioli, aver osservato la totale disparità di trattamento, da parte di questo Governo, tra gli odierni manifestanti, ed i fedeli cattolici che, durante le scorse settimane, si sono trovati ad essere lasciati orfani, delle celebrazioni pasquali, certamente più importanti da tutelare, nel bene giuridico che rappresentano, rispetto al semplice manifestare per le piazze, allo sventolare di bandiere rosse e di pugni alzati.

Proprio oggi, il Governo italiano ha dimostrato il suo servilismo, verso quella fetta di popolazione che, da settantacinque anni a questa parte, si è sempre vista essere maggiormente tutelata e coccolata, rispetto alle altre fette ed agglomerati della società italiana; proprio oggi, il Governo Italiano, ha dimostrato la sua manifesta e piena lontananza, indifferenza ed indisposizione, nei confronti di quei milioni di fedeli cattolici, che si sono visti privati del diritto alla libertà di culto, costituzionalmente tutelato, da parte di un atto amministrativo che non possiedeva la forza di legge tale, da poter comprimere un diritto tutelato da una fonte normativa superiore, quale è la Carta Costituzionale; ed infine, proprio oggi, abbiamo ricevuto la chiara conferma, da parte di coloro che millantando di lottare per uguaglianza e libertà, ne hanno invece dimostrato un loro asservimento ai canoni della più palese disparità e del più becero opportunismo.
Chi crede, oggi, di aver festeggiato il sentimento di liberazione, non ha ancora capito di aver piuttosto commemorato le più infide catene, e di aver celebrato le esequie, di quella stessa libertà ed uguaglianza che oggi risultano definitivamente morte.

E.G.C.B.

EMMANUEL GIUSEPPE COLUCCI BARTONE

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