L’allergia di Giuseppe C(ar)onte verso la Costituzione: ecco come il Premier governa senza legittimità.

L’allergia di Giuseppe C(ar)onte verso la Costituzione: ecco come il Premier governa senza legittimità.

Italia, terra di Santi, di poeti… di sommi poeti; un po’ come Dante Alighieri. E se a questa Italia si volesse dare una chiave di lettura poetica, utilizzando i versi della Divina Commedia, certamente risulterebbe facile, quasi scontato, il paragone di questa Nazione, in questo preciso e buio periodo storico, con lo smarrimento dantesco nella famosa “selva oscura”.
Ma, posto che l’individuazione dei protagonisti, in questo parallelo letterario, sia stata di facile rinvenimento, viene adesso da chiedersi a chi, gli uomini che conducano questa Nazione, possano essere paragonati, tra i personaggi dell’opera dantesca; e soprattutto, nella fattispecie, a chi possa paragonarsi Giuseppe Conte.

Anime candide (fon troppo) ed eccessivamente ottimiste, finirebbero quasi a volerlo accostare al dantesco Virgilio; e probabilmente qualche sparuto gruppo di “tifosi”, finirebbe anche per volerlo inquadrare nel dantesco San Bernardo, guida che il poeta fiorentino ha avuto nel suo ultimo viaggio, nella scena letteraria del Paradiso.
Eppure, a ben pensarci, facendo un po’ le somme di questa conduzione politica, targata Giuseppe Conte (Churchill per gli amici), verrebbe più da accostare il Presidente del Consiglio italiano, a quel Caronte, che accompagnò il poeta fiorentino, presso le porte dell’inferno (e verrebbe quasi da sussultare un NON PREVALEBUNT).

Sì perché, anche se non si possa essere ancora pienamente certi, dell’inferno a cui C(ar)onte ci stia portando, con molta più sicurezza si può invece analizzare la malevola e ed infernale conduzione del Paese, almeno per ciò che concerna i mezzi ed i presupposti, che C(ar)onte abbia messo in atto in questa fase.
Tralasciando infatti lo schizofrenico strabismo che C(ar)onte e suoi abbiano tenuto, passando da una fase iniziale di minimizzazione dell’emergenza, ad un frettoloso “chiudete tutto”, appare invece più interessante esaminare la conduzione politica e giuridica, del Paese da parte del Presidente-avvocato, che però appare (colposamente o dolosamente) ignorante in quella stessa materia di cui, almeno in teoria, dovrebbe esserne esperto.

Il primo gradino, infatti, percorso da C(ar)onte è stato quello di dichiarare emergenza sanitaria, che molti confusionari del diritto italiano, avevano confuso con la dichiarazione di stato di emergenza nazionale. Niente di più errato. Ciò che infatti lo stato di emergenza sanitario, per altro con scadenza semestrale, ha comportato, è stato semplicemente di inasprire o di creare ex novo, alcuni protocolli sanitari per la prevenzione di un eventuale contagio.
Va quindi chiarito a molti improvvisati giuristi, che la dichiarazione di emergenza sanitaria, non abbia in nessun modo comportato l’accentramento dei pieni poteri in capo al Presidente del Consiglio.
Secondo la Carta Costituzionale italiana, giustappunto, l’unica strada che un presidente del Consiglio possa percorrere, per vedersi riconoscere l’acquisizione di pieni poteri o poteri straordinari, in deroga alla competenza esclusiva del Parlamento, è quella regolata dall’articolo 78 della Costituzione, che recita: “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”.
E’ quindi necessaria una semplice lettura logica e linguistica, del presente enunciato costituzionale, per comprendere come non solo sia assente la dichiarazione di qualunque stato di guerra da parte delle Camere parlamentari, ma anche che in aggiunta non ci sia stata la richiesta da parte del Governo, di poteri straordinari, né tanto meno ci sia stato un conferimento dei suddetti poteri, da parte del Parlamento stesso.

Quindi, il primo punto, evidenzia una totale assenza di legittimità, da parte di C(ar)onte, nella tenuta imperterrita di questo comportamento nei confronti del potere da lui stesso ostentato. Va infatti ricordato che, qualora le Camere conferiscano pieni poteri o poteri straordinari al presidente del Consiglio (ed al Governo in generale), risulterebbe superflua la riunione quasi giornaliera, a cui il Parlamento stia partecipando in questi giorni.
Ed a sostegno di ciò, va anche detto, facendo un chiarimento definitivo sui tanto chiacchierati DPCM (decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), come per l’appunto questi siano semplici atti meramente amministrativi, e che abbiano solo temporaneamente una validità di legge, solo se convertiti dal Parlamento stesso.
Un chiarimento migliore lo potrà dare una lettura dei commi 2 e 3, dell’articolo 77 Cost. che recitano:
“Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni .I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. 

Leggendo anche questo secondo disposto normativo costituzionale, appare chiaro come i famosi DPCM, noti per la privazione della libertà (a targhe alterne, vedasi 25 Aprile) dei cittadini italiani e per la chiusura di attività commerciali e lavorative e finanche delle Chiese, siano del tutto illegittimi ed impalpabili, dal punto di vista normativo e costituzionale, poiché altrettanto assente è stata la presentazione dei suddetti in Parlamento, come pure assente è la conversione degli atti governativi stessi.

Viene quindi da chiedersi in che modo e con quali ragioni, Giuseppe Conte deciderà di mantenere la linea incostituzionale del suo operato governativo; come va anche da domandarsi come mai la Camere Parlamentari, soprattutto in capo ai gruppi di opposizione, decidano di fare buon viso a cattivo gioco, facendo finta di dimenticarsi delle norme costituzionali che prevedono la necessaria imposizione del Parlamento.
Perché, allo stato attuale delle cose, è necessario che si dica senza troppi indugi e diplomazie, che sessanta milioni di italiani, in questo preciso momento, siano schiavi e succubi di un Governo totalmente ed assolutamente INCOSTITUZIONALE.

EMMANUEL GIUSEPPE COLUCCI BARTONE

EMMANUEL GIUSEPPE COLUCCI BARTONE

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