Religione Vs. Scienza? Basta complessi di inferiorità: i segreti oscuri degli scienziati.
Una premessa iniziale, in questo caso appare d’obbligo, per fugare qualunque equivoco che potrebbe crearsi a seguito di pontificate interpretazioni di questo articolo; e quindi va precisato che nessun intento delegittimante, o denigratorio, delle discipline scientifiche e del loro relativo metodo, appartiene alle finalità di questo scritto.
Al contrario, invece, la presente trattazione si pone l’arduo (nella teoria) quanto semplice (nella pratica) obiettivo, di porre un termine alla oramai annosa questione che, bene o male, da una parte o dall’altra, finisce per porre costantemente in contrapposizione la scienza con la religione; ed ancora, lo scopo sostanziale del presente articolo, sarà soprattutto quello di ristabilire un certo equilibrio ed apertura di opinione, nella ”contesa” tra queste due materie, che spesso ha visto un’ingiustificata attribuzione di presunta superiorità da parte degli uomini di scienza i quali, creandosi un alone di laicità e puro tecnicismo materialista, hanno finito per relegare la religione, nel loro pensiero, e nel pensiero di una società sempre più dipendente dalla scienza stessa, ad un becero ammasso di superstizione e mitologia.
Da anni, decenni, ed anche secoli (un paio, sicuramente) il credente, soprattutto quello di confessione cristiana, è vissuto in una società che, specialmente negli ultimi decenni, ha visto accentuarsi quello che potremmo definire, il processo di estrema laicizzazione dell’opinione pubblica, a vantaggio di un’impostazione ideale (quasi ideologica) a sostegno della scienza, come unica e sola materia, insieme al suo metodo, alla quale spetti l’onere e l’onore di fornire le risposte agli interrogativi non solo scientifici, ma anche esistenziali e spirituali, della realtà naturale ed umana.
L’evento storico della Rivoluzione Francese ha enormemente contribuito non solo ad allargare ulteriormente quel solco che si era già aperto fra Chiesa e scienziati (tra i quali comunque figuravano anche alchimisti, occultisti, para-satanisti ed altri appartenenti a questo filone), ma ha finito poi per ridicolizzare oltre che la missione pastorale della Chiesa tutta, compresi i suoi fedeli, anche poi ha provocato un’imponente banalizzazione di quella che fosse ed è tutt’ora, genericamente, la dimensione religiosa ed esistenziale dell’essere umano.
L’eccessiva esemplificazione che a volte si palesa negli attuali ambienti scolastici, educativi ed informativi, ha creato quella che noi oggi potremmo definire una conoscenza stereotipata; è proprio in virtù di tale stereotipo, che da sempre possediamo nel nostro immaginario la convinzione che la nascita e lo sviluppo della diatriba tra uomini di scienza ed uomini di fede, abbia visto nelle due fazioni, dei precisi codici di comportamento e di convinzione ideologiche, che i vari appartenenti all’una o all’altra categoria, abbiano tenuto con rigore, sempre e comunque.
Esiste quindi, sempre nella nostra immaginazione, l’uomo di fede, magari cristiano e anche Sacerdote, che si presenta come colui che riempia i suoi discorsi, di ”noiose ed invisibili entità divine e spirituali”, che puntualmente tira fuori come spiegazione e causa di qualunque interrogativo gli si ponga; e poi esiste lui, il moderno supereroe senza mantello, ma solitamente con un bel camice bianco, segno della purezza e della verità, che attraverso lo studio, a volte di realtà tangibili, ed altre volte invece di semplici teorie ancora non dimostrate, viene considerato il dispensatore della conoscenza assoluta, in quanto uomo privo di pregiudizi o superstizioni religiose, ma unicamente votato a ciò che si possa verificare e toccare, e quindi per questo considerato anche il sommo confutatore di tutto ciò che abbia a che fare con lo spiritualismo e religiosità.
Sono stati proprio due tra i più famosi scienziati della storia umana, che hanno provveduto a sfatare irrimediabilmente questo mito: Cartesio ed Isaac Newton. Ovviamente, prima di creare false aspettative al lettore, va anticipato che la dimensione spirituale di questi due scienziati, e di quelli che verranno esaminati qui di seguito, non va considerata in linea con quella facente parte dell’ortodossia cristiana, quanto invece bisogna tenere in conto che si servirono degli elementi scritturistici e dogmatici del cristianesimo, contaminandoli, per contribuire alla formazione e proliferazione di tutto quel corpus pseudo dogmatico, che ancora ad oggi fa capo alle dottrine gnostico-esoteriche e di derivazione massonica.
Fu proprio Isaac Newton che per tramite di Samuel Clarke, nel famoso carteggio Leibniz-Clarke, tentò di innovare senza abrogare totalmente, le teorie di Cartesio, riguardo l’azione Divina nel creato, e le corrispettive leggi fisiche e naturali; secondo quest’ultimo, infatti, le leggi fisiche e naturali dell’universo non solo erano fisse, immutabili ed eterne, ma soprattutto erano le stesse in ogni parte dell’universo cosmico. Questa visione prevedeva irrimediabilmente una concezione di un Dio-Creatore assente, che lascia il creato alla sola azione meccanica delle leggi naturali e fisiche; di contro, Newton, pur riconoscendo l’esistenza di tali leggi naturali, non solo non le considerava eterne bensì temporanee, ma addirittura si convinse della continua presenza dell’attività divina nel creato. Così leggiamo:
‘‘Il concetto del mondo come grande macchina, che procede senza l’interposizione di Dio, come un orologio che continua a funzionare senza orologiaio, è il concetto di materialismo e di fato, e tende ad escludere dal mondo la provvidenza ed il governo di Dio.”
Ma come già anticipato qualche rigo sopra, qua termina e finisce l’apparente spiritualità ortodossa newtoniana. Cercando di dare un’analisi più complessiva ed approfondita, Isaac Newton fu un appassionato e dedito studioso della Bibbia Cristiana; ma il suo metodo interpretativo e di ricerca, era ben lontano dalla dottrina cristiana tramandata dal Magistero della Chiesa. Contrariamente al pensiero cartesiano, che aveva inserito la divinità in una dimensione esterna, la dottrina newtoniana affermava invece non solo che ci fosse una presenza reale del Creatore nel creato, ma contrariamente anche a quanto affermava James Frazer, antropologo, che eseguiva una distinzione tra scienza e magia, da un lato, e religione dall’altro, Newton invece professava una totale simbiosi tra religione e magia, ovvero di quella che a quei tempi stava a identificare l’esoterismo. Frazer infatti riteneva che la magia e la scienza si sostanziassero in attività meccanicistiche, sottoposte sempre alle stesse leggi, la religione invece dipendeva dall’imprevidibilità e dall’arbitrarietà di un Essere supremo ed esterno, ovvero Dio.
Newton controbatteva, affermando che magia (quindi esoterismo) e religione, fossero invece affluenti dello stesso fiume; egli riteneva infatti che nella Bibbia, Dio avesse lasciato agli uomini più capaci e sapienti, un messaggio ”segreto”, con cui non solo analizzare il vero messaggio salvifico che dietro vi si cela, ma anche e soprattutto perché il Libro delle Regole (la Bibbia) avrebbe dato legittimità allo studio ed alla manipolazione del cosiddetto Libro della Natura, ovvero del mondo circostante che poteva essere studiata per mezzo della scienza, e manipolata attraverso le conoscenze magico-esoteriche.
Newton infatti, estremamente interessato allo studio delle profezie bibliche, e quindi appassionato del Libro di Ezechiele come anche dell’Apocalisse, era finito per contaminare la sua ”laica e razionale” visione scientifica, con le dottrine gnostiche che addirittura facevano parte degli ambienti cabalisti ebraici, che con il testo del Merkabah, si prefiggevano e si prefiggono tutt’oggi, di comprendere ed estrapolare presunti segreti gnostici, riguardanti la famosa visione del Carro da parte di Ezechiele.
Inoltre, come se non bastasse, Newton fu anche studioso sempre in chiave gnostica ed esoterica, della costruzione salomonica del Primo Tempio ebraico ritenendo, in linea con l’antica ed attuale dottrina massonica della gnosi, che il Tempio Salomonico fosse una costruzione che portasse con sé messaggi con finalità gnostiche e misteriche, piuttosto che religiose.
Come annunciato prima, l’elenco degli scienziati non proprio ortodossi con quello che oggi viene considerato il vademecum dell’uomo di scienza laico e razionale, non è affatto terminato.
L’età vittoriana inglese, se da una parte ha conosciuto quello che oggi è considerato il boom dell’età dell’oro scientifica, con la rapida diffusione e proliferazione degli studi scientifici nella più varie scienze a materie di studio, d’altra parte ha ugualmente portato con sé l’espansione di due nuove branche, che da lì avrebbero iniziato a vedere il loro sdoganamento sia nella pubblica opinione che anche, in parte, negli ambienti accademici e scientifici: uno è il fenomeno del paranormale, dello spiritismo medium, l’altro, collegato sempre ad esso, è lo studio della parapsicologia, comprendente soggetti cosiddetti sensitivi, telepatia, psicocinesi e telecinesi (spostare gli oggetti con il pensiero).
Ciò che appare interessante, è osservare i due fenomeni, del paranormale e della ricerca scientifica, intersecarsi quasi simbioticamente, in un tutt’uno di reciproca contaminazione. Il punto di partenza (non erga omens ma relativamente alla narrazione di tale articolo) è la fondazione in Inghilterra, proprio in età vittoriana, della Society for Psychical Research (Società per la Ricerca Psichica), tuttora esistente, che si proponeva l’obbiettivo di studiare i fenomeni paranormali, ed anche psichici, con lo scopo di riuscire a ricavare la possibilità di stabilire un contatto abituale (quasi meccanico) con il mondo degli spiriti.
Ciò che alla nostra trattazione interessa, è osservare non solo il numero elevato di scienziati che abbiano militato e militino tuttora nella SPR, ma soprattutto come molti dei Presidenti della società stessa, furono proprio degli uomini di scienza; tra questi spiccano i nomi del fisico Balfour Stewart, addirittura dell’ex Primo Ministro inglese Arthur Balfour, del fisico Sir William Crookes, di Sir Oliver Lodge, altro collega di studi fisici di Crookes, per giungere anche alla presidenza nella SPR, del premio Nobel per la Fisica, John William Strutt Rayleigh.
Proseguendo questa interessante passeggiata storica, approdiamo adesso ad un nome veramente pesante quanto insospettabile (sebbene fra le righe di questo articolo, si stia provvedendo a gettare luce anche su quanto apparisse insospettabile ed intoccabile), che certamente meraviglierà molti dei lettori: Charles Darwin, biologo, naturologo ed antropologo che da tempo è divenuto oramai il simbolo della cosiddetta resistenza laica anticlericale, grazie alla sua teoria dell’evoluzionismo, divenuta un baluardo di pura incontaminazione e razionalità, contro la becera superstizione dei ”cattolici sgranarosario”.
Ecco, è invece interessante osservare come il 16 Gennaio 1874, mentre John Tyndall teneva un discorso a Belfast, contro il Sillabo degli Errori, promulgato da Papa Pio IX, nell’abitazione londinese di Erasmus Alvey Darwin, alla presenza di Charles Darwin (fratello minore), Francis Galton (esploratore), Hensleigh Wedgwood (linguista), George Elliot, e dello psicologo Frederic Myers, si teneva la dimostrazione delle capacità paranormali e spiritiche di Charles Williams, medium americano fatto appositamente giungere in Europa per tale dimostrazione. I due fratelli Darwin, tra l’altro, erano stati anche conoscitori e probabili spettatori di un’altra famosa sensitiva americana di allora, Emma Britten.
Ed ancora, due illustri fisici del tempo, Balfour Stewart e Peter Guthrie Tait, scrissero uno studio intitolato ”L’universo invisibile”, nel quale discutevano della possibilità di collegarsi ai mondi spirituali, tramite lo studio dell’energia, secondo la teoria della conservazione dell’energia anche tra questo mondo, e quello spirituale.
Proseguendo, un rinomato chimico, perfino investito del cavalierato inglese, Sir William Crookes, collaborò addirittura con due medium dell’epoca, Daniel Dunglas Home e Florence Cook, che affermavano di essere in contatto con uno spirito staccato dal corpo, che comunicava con loro.
Altro caso, Oliver Lodge, pioniere del telegrafo senza fili, che pensava che la telegrafia senza fili potesse aiutarlo a mettersi in contatto con il figlio morto.
Altro nome importante, da annoverare all’elenco, è quello di Alexander Graham Bell, inventore del telefono, anch’egli partecipante a sedute spiritiche per tentare di dialogare con il fratello morto, e che aveva come assistente tale Thomas Watson, un medium che sosteneva che il crepitio che sentisse alla cornetta, fosse il rumore provocato da spiriti in comunicazione.
Continuando, troviamo Joseph John Thomson famoso fisico, che credeva nel fatto che le terapie con i morti, cioè le comunicazioni, fossero più facili da attuarsi, rispetto alle terapie con i vivi.
Avviandoci al termine di questa corposa, ma spero illuminante, trattazione, si è potuta osservare l’insussistenza di quella pratica quasi edonistica di presunta superiorità, con cui da tempo gli ambienti della scienza si pongono nei confronti della religione e, specialmente di quella cattolica. Come altrettanto indicativo è aver osservato come coloro che vengono considerati tra le più grandi menti della storia recente umana, nella formulazione ed attuazione delle loro ricerche e studi scientifici, abbiano fatto spesso ricorso a pratiche e conoscenze esoteriche ed occulte, che dimostrano certamente non solo la falsità della presunta superiorità laica degli scienziati, ma anche che fin da sempre e fin dall’inizio, la scienza ed i suoi uomini, avessero arbitrariamente scelto di prendere il sentiero ugualmente spirituale ma totalmente opposto e parallelo, di quella Chiesa e di quella religione, che tanto disprezzavano; dando così dimostrazione di non essere affatto degli uomini laici, bensì di essere uomini che scelsero di vivere una certa forma di spiritualità, purché non fosse quella di Sancta Mater Ecclesia.
Alla fine di questo articolo, se mi è concessa una valutazione personale, non penso affatto che la dimensione religiosa sia uscita ridimensionata o svantaggiata rispetto alla scienza, come nemmeno penso che la religione sia in antitesi alla materia scientifica; né tantomeno che quest’ultima esista per confutare la fede; io penso piuttosto che tutto ciò che ci circondi, esista, e sia conoscibile, in quanto sia l’uomo stesso ad essere stato creato per conoscere ed apprendere; come al solito, però, ciò che rende la conoscenza pericolosa, non è la conoscenza stessa, bensì l’uomo, contenitore inadatto a possederla totalmente, perché inficiato da quella conoscenza del male, e dalla libertà di attuarlo e perpetrarlo al suo prossimo, che lo rendono contenitore instabile, di un contenuto invece stabile e luminoso.
Quando fu creato l’uomo, mancava un solo tassello, affinché egli divenisse degno della Conoscenza, e quel tassello era l’obbedienza; quella stessa obbedienza che siamo oggi chiamati a conquistare su questa terra, per meritare la vera Conoscenza e Contemplazione nell’unico e solo Regno Spirituale che esista: il Cielo.
Non scientia in mundo isto, quia id ad eam instrumentum.
La conoscenza non è in questo mondo, perché esso è solo lo strumento per poterla ottenere.
Emmanuel Colucci Bartone