ARCHEOLOGANDO: Studio inedito sul quadrato del Sator

ARCHEOLOGANDO: Studio inedito sul quadrato del Sator

Uno degli elementi che, da sempre, si usa per attirare l’attenzione o la credulità degli uomini, è quello del mistero; meglio ancora se accompagnato poi da quello magico, mistico o iniziatico.
Insomma, fin dai tempi biblici della Genesi, l’amo della curiosità, adornato dall’esca della conoscenza elitaria, per i pochi, ha sempre svolto la sua ottima funzione per far abboccare l’essere umano.

E anche per quanto riguarda l’oggetto di cui tratteremo in questo articolo, posso già anticipare che sebbene cambino i ”protagonisti”, la trama rimane invece perfettamente immutata.

Certamente molti di voi avranno già sentito parlare dei quadrati del Sator, che rappresentano ad oggi uno dei misteri enigmatici (o degli enigmi misterici) più discussi di sempre.

Quadrato del Sator, presente nella cittadina di Oppède


Ciò che ha ovviamente contribuito a diffondere la fama di questi manufatti, è soprattutto la loro natura palindroma, cioè dei quadrati le cui parole possiedono sia un senso grammaticale e semantico, anche se lette in senso opposto, e sia il fatto che i quadrati stessi possiedano una certa ciclicità di lettura, tale per cui, anche leggendo le parole in senso opposto, esse avranno una ripetizione simmetrica e ciclica, come si può osservare nel quadrato in foto, presente nel territorio cittadino del Comune francese di Oppède. Sarà infatti proprio questo particolare quadrato, a costituire elemento di studio di questo articolo, poiché assolutamente unico e diverso, da tutti gli altri quadrati sparsi un po’ in tutta l’Europa.
Ma andiamo per gradi.

Innanzitutto, come accennato all’inizio, la fama di questi manufatti, più che a motivazioni strettamente lessicali, legati alla loro natura palindroma, può invece essere ritrovata nell’attribuzione di ”magico” che è stata loro data

1) Gli Errori

Primo Errore

Il primo errore che, nel corso degli anni e soprattutto degli ultimi, si è volutamente o superficialmente commesso, è stato quello di attribuire al quadrato del Sator la definizione di ”quadrato magico”.
Basterebbe infatti saper ricercare le fonti d’informazione (e non solo le informazioni preconfezionate) per sapere che in realtà quelli che vengono così definiti, non sono quadrati magici in senso esoterico o sovrannaturale, bensì sono piuttosto dei più ”banali” quadrati matematici e numerici molto simili ai sudoku dei giornali di enigmistica, i quali sono caratterizzati dal fatto che ogni riga o diagonale principale, dia come risultato sempre lo stesso numero.


Secondo Errore

  1. Il secondo errore che spesso si commette, è quello di definire tale quadrato, semplicemente magico, basando tale convinzione, più che su elementi esoterici o magici, sul fatto invece che appunto esso sia semplicemente di natura palindroma.
    In realtà, osservando bene i termini utilizzati al suo interno, si può osservare come essi siano quasi tutti appartenenti alla lingua latina, eccetto uno (arepo), che per l’appunto non appartiene alla lingua degli antichi romani, né tantomeno alle lingue allora conosciute.
    E’ risaputo che, così come le preghiere, anche le formule magiche dovrebbero possedere una loro compiutezza semantica, tale per cui la sequenza di parole usate, debba essere riflesso dell’espressione verbale e fonetica di un significato o volontà mentale; devono cioè voler significare qualcosa.
    Non avrebbe quindi avuto nessun senso, un’ipotetica formula magica, strutturata sull’elemento palindromo, e nella quale una delle sue parole, fosse stata priva di senso, nella lingua originaria pronunciata.
  2. Un altro errore commesso, per giustificare questa teoria, è quello con cui si attribuisce al termine arepo, un’antica provenienza celtica del termine arepos che avrebbe significato carro. E’ alquanto improbabile, qualora ci fosse veramente stata una volontà magica nella creazione di questa sequenza di parole, che si sarebbe addirittura ricorsi all’uso di un antico termine straniero, solo per mantenere in piedi una natura palindroma totalmente inutile, per lo scopo magico-esoterico, soprattutto perché il vocabolario latino possedeva già dei lemmi per indicare il significato di carro.

Terzo Errore

Il terzo errore che da tempo viene ugualmente commesso, nel tentativo di interpretare l’enigma dei quadrati del Sator, è quello con cui si è cercato di darne una determinata lettura Cristiana; complice anche il fatto che, secondo alcuni studi archeologici e filologici, alcuni di questi quadrati, rinvenuti in luoghi di culto come Chiese, Basiliche ed Abbazie, possano essere attribuiti alla mano dei Templari.
Sebbene tale ipotesi non possa essere esclusa, anzi sembri possedere rilevanti elementi a suo favore, che non tratteremo in questa sede, per evitare di appesantire questo studio, va però totalmente da rigettare l’interpretazione cristianizzante di questi manufatti, che adesso andrò ad esporre.
Secondo alcuni teorici, per l’appunto, la soluzione di questi quadrati sarebbe da ritrovarsi nella composizione sparsa e nascosta, delle lettere iniziali formanti la preghiera del Pater Noster latino, come illustra l’immagine che segue.

La soluzione interpretativa trovata, appare poco o niente convincente, se si osserva che al suo interno, rimangono senza utilizzo, ben quattro lettere, che vari sostenitori di questa ermeneutica cristianizzante dei quadrati, hanno tentato di spiegare, attribuendo alle stesse rimaste inutilizzate, vari e discordanti funzioni.

2) Ma allora che cos’è questo quadrato?

Per provare a dare una risposta, bisogna anzitutto precisare senza entrare nel merito, che vista la crittografia (ovvero la chiara volontà di nascondere un messaggio dietro un gioco di parole), e visti i moltissimi luoghi di culto Cristiani, nei quali siano stati rinvenuti i quadrati, appare assolutamente accettabile la teoria che possa essere intervenuta la mano templare o comunque, delle varie corporazioni di costruttori di Chiese, che sempre in epoca medievale, erano strettamente legati all’Ordine del Tempio, che è risaputo essere stato il creatore di un alfabeto criptato, oltre che tendenzialmente molto attento a tenere un atteggiamento di segretezza e chiusura verso l’esterno.
Solo i Cavalieri Templari o gente ad essi collegata, possono con molta probabilità essere indicati come gli autori di un quadrato criptato, che per la particolarità e la sua diffusione sistematica in tutta l’Europa e soprattutto nei luoghi di culto cristiani, non può certamente essere attribuito all’iniziativa di singoli o gruppetti isolati.

Per cercare di dare una spiegazione convincente, logica e documentata, è anzitutto necessario porre a confronto due quadrati; il primo è quello di Oppède che è quello del quale ne ho ravvisato la particolarità, mentre il secondo si trova in Italia, a Brescia e farà da rappresentante per i tanti quadrati uguali presenti nel Continente europeo.
Il primo elemento su cui dobbiamo porre attenzione, ancor prima della stessa natura palindroma, è l’aspetto grafico della struttura delle frasi presenti nei quadrati.
Se si farà attenzione, si noterà che entrambi i quadrati possiedono una struttura simmetrica a croce, che è rappresentata dal verbo tenet, che divide orizzontalmente e verticalmente lo schema della composizione.
E’ chiaro, quindi che una prima chiave di lettura del suo significato complessivo, deriva da questo elemento grafico divisorio.
Va fatto poi altresì notare, che questa modalità di separazione a croce, rende circolare o sferica la lettura del quadrato, il quale può essere letto indifferentemente sia sul suo asse verticale che su quello orizzontale.

3) Elementi comuni e particolarità dei quadrati

Prima di arrivare a parlare della particolarità ed unicità del quadrato di Oppède, analizziamo brevemente gli aspetti comuni a tutti i quadrati, rappresentati dalle parole stesse che li compongono.

SATOR
Significa seminatore, coltivatore, oppure anche provocatore di discordia o seminatore di zizzania.
AREPO
E’ un termine privo di significato nella lingua latina, ma ne vedremo tra breve la sua funzionalità.
TENET
Terza persona singolare, presente indicativo, del verbo teneo, che significa appunto tenere, sostenere, contenere o mantenere.
OPERA
Deriva dal termine femminile ”opera” e può appunto significare opera, lavoro, creazione (quest’ultimo significato appare nel plurale del termine neutro opus, che si declina appunto ”opera”).
ROTAS
Plurale del termine ”rota” che può significare ruota, cose rotanti (escludendone il significato giuridico di tribunale).

Il Quadrato di Oppède

Devo essere sincero; non appena mi ero avvicinato allo studio di questi quadrati, rimanevo puntualmente incastrato in tutta quella ramificazione di interpretazioni che tanti, prima di me, si erano avventurati a dare; c’era per me, insomma, qualcosa che non tornava… qualche cosa che stonava in quell’apparente linearità con cui venivano sfornate le interpretazioni, basandosi su quella sequenza di parole, che mai nessuno aveva provato a leggere da un diverso punto di vista.
La difficoltà interpretativa era rappresentata per me da quel termine, sator, messo proprio lì ad inizio quadrato. Non riuscivo a trovare la giusta linearità e certezza interpretativa, di un termine messo all’inizio, ma con due significati completamente opposti: uno come seminatore o padre, (quindi in senso positivo), mentre l’altro come seminatore di zizzania e discordia (quindi in senso negativo).
“Quale poteva essere la soluzione?” mi domandavo.
Ed invece la soluzione, almeno secondo la mia valutazione, era arrivata non da una teoria esterna ai quadrati, bensì proprio da uno di essi, e nella fattispecie da quello di Oppède, che mi aveva suggerito un punto di vista molto interessante.
Come si può notare, nel quadrato francese in questione, la prima e l’ultima ”S”, e la ”N” centrale del verbo tenet, sono scritte al contrario, come se si stesse suggerendo di leggere come di fronte ad uno specchio.
Un altro elemento che mi suggeriva questo nuovo schema interpretativo, derivava proprio dall’ultima parola, cioè da Rotas, che aveva appunto una delle due ”S” scritte al contrario.
Da ex studente di lingue classiche, non ho potuto fare a meno di notare che quel ”rotas”, non solo può essere un accusativo plurale di rota, ma può anche essere una seconda persona singolare del presente indicativo, del verbo ”Roto”. che sarebbe stato a significare ”tu ruoti”.

Certamente il senso grammaticale della traduzione che adesso andrò qui a riportare, varrebbe in ogni caso, anche facendo rimanere l’ordine di lettura come nei classici quadrati uguali a quello di Brescia.
Ma l’interpretazione che io ho dato, dipende moltissimo anche dall’elemento grafico di disposizione dei termini, sul loro asse verticale. Giusto per rendervi comprensibile il risultato finale, pongo qui di seguito la foto di un altro solo quadrato di Sator che si trova nella Chiesa di San Pietro ad Oratorium, in Capestrano, e che invece naturalmente richiama questo schema di lettura invertito suggerito dal quadrato di Oppède, e del quale ne potrebbe rappresentare un’ulteriore prova.

4) Ipotesi interpretativa e conclusioni

  • L’ipotesi teorica che allora ho formulato, è che questi quadrati, ben lontani dal possedere una funzione magica (come già ampiamente dimostrato), ne avessero piuttosto una di carattere astronomico-religioso.
  • Partendo infatti dal presupposto che tutti i messaggi criptati, non sono tali solo nel loro contenuto, ma anche e soprattutto nel loro metodo interpretativo di decriptazione, è facile pensare che gli iniziati a cui questi quadrati fossero destinati, conoscessero non solo il reale significato delle cinque parole, ma anche il loro corretto ordine di lettura, evidentemente anch’esso parte del messaggio stesso.
  • Partendo quindi dallo schema delle lettere invertite del quadrato di Oppède, e dalla sua ultima parola, che anch’essa formata da una lettera invertita, avrebbe potuto suggerire un ruotare il testo da parte del lettore, ecco allora che ci troviamo di fronte alla disposizione del quadrato capestranese, la cui traduzione diventa, grossomodo, questa:
  • I corpi celesti e ciò che ruota (ROTAS, in senso astronomico possiede questi significati)
  • La creazione (”OPERA”, intesa sia al singolare, che come pluralia maiestatis del termine neutro opus)
  • Sostiene o abbraccia (TENET trovandosi al centro, funge da verbo delle due metà) )
  • Il caos, inteso come contrario di creazione. (In questo caso, AREPO è molto più semplicemente il contrario della parola opera, che sta a significare un qualcosa che non ha un senso proprio, ma è solo il contrario dell’ordine del creato)
  • Il seminatore di zizzania, cioè il diavolo, (SATOR in questo caso riceve attribuzione negativa)

Se certamente vi starete chiedendo quale criterio interpretativo mi abbia condotto a questa formulazione, la risposta vi è presto data.
Premettendo che vivere in un’epoca come quella del terzo millennio, ci fa spesso dimenticare di calarci nel contesto di chi abbia vissuto in un’epoca storica totalmente diversa dalla nostra, procediamo all’analisi delle conclusioni.
Si può certamente ipotizzare che in una costruzione di senso anche religioso cristiano perfettamente simmetrica tra alto e basso come quella del quadrato del Sator, debbano necessariamente esserci due ”attori”, uno che faccia da protagonista e l’altro da antagonista.

Prima Conclusione

Poiché nei quadrati in questione appare importante sia l’elemento palindromico che quello grafico di divisione tra un sopra ed un sotto, è chiaro che il suo originario autore, abbia dovuto prendersi quelle che oggi noi definiamo ”licenze poetiche”, e cioè abbia dovuto accettare la presenza di qualche errore grammaticale per riuscire a far coesistere natura palindroma della composizione, e la sua opposizione simmetrica delle parole.
Se infatti da una parte abbiamo il Sator, identificato come il diavolo posizionato ovviamente nella parte più bassa del quadrato, come a voler simboleggiare l’inferno, è chiaro che il suo soggetto contrapposto non può che essere Rotas il quale, sebbene reso per necessità poetica in stato accusativo, abbia qui la necessaria funzione di soggetto, opposto e corrispondente al soggetto ricoperto da Sator.
Appare quindi chiaro che ”opera” qui non sia da intendere come un nominativo singolare derivante dall’omonimo ”opera” femminile latino, bensì debba necessariamente qui essere identificato nell’accusativo neutro plurale di ”opus”, che diviene declinato sempre ”opera”.
In una tale costruzione, deriverebbe la seguente traduzione:
”Ciò che ruota (cioè i corpi celesti) abbraccia la creazione (quindi la terra), il diavolo abbraccia il male; arepo inteso con ”male” come il contrario di bene, che in questo caso determina il caos contrario (arepo-opera) dall’ordine del creato.

Seconda Conclusione

La seconda strada interpretativa, è leggermente più semplificata dal punto di vista della logica grammaticale ma, come vedremo adesso, condurrà ad un’interpretazione di senso, simile alla prima.
In questo caso, il soggetto sintattico della prima metà del quadrato, coincide con quello grammaticale, cioè Opera intesa come nominativo del termine femminile omonimo, cioè opera.
In questo caso, Rotas mantiene il suo ruolo di accusativo/complemento oggetto, di modo che la traduzione della frase diventi:
L’opera (intesa come il creato, cioè la terra) sostiene i corpi celesti; il diavolo sostiene invece il caos (cioè sempre il contrario dell’ordine del creato)

Come avete potuto notare, la parola “arepo”, non possiede alcun significato linguistico, se non il fatto di rappresentare la parola “opera” letta al contrario. Arepo sarebbe quindi la rappresentazione del disordine e del contrario dell’ordine della creazione.

Come si può osservare, entrambe le teorie interpretative, rimandano grosso modo a quelle convinzioni astronomiche del tempo che vedevano o la terra come regno sublunare, al centro delle sfere celesti (prima conclusione/teoria aristotelica), o vedevano la terra come piatta, il cui perimetro sostenesse la cupola nella quale fossero infissi i corpi celesti (seconda conclusione/teoria della terra piatta).

Ebbene, giunti al termine di questo studio, che spero abbia attirato la vostra curiosità e che sia stato fondato su elementi interpretativi empirici e logici, possiamo certamente osservare che noi oggi possediamo delle teorie cosmologiche ed astronomiche totalmente nuove e diverse, da quelle che probabilmente saranno state celate dietro la costruzione dei quadrati del Sator.
Ma ciononostante, non possiamo fare a meno di notare che, qualora il messaggio celato dietro questi manufatti, fosse effettivamente quello da noi analizzato, certamente rappresentò per quegli uomini iniziati a queste convinzioni, un segreto da custodire e diffondere, anche se a noi non è dato saperne il motivo.

E che magari, questo articolo, non sia anche il modo per poter considerare non più questi, come i quadrati del Sator, cioè del seminatore di zizzania, ma in virtù della rilettura interpretativa da me data, possa essere invece occasione di considerarli i Quadrati delle Rotas, i Quadrati delle Stelle.

GRAZIE.

Emmanuel Colucci Bartone

EMMANUEL GIUSEPPE COLUCCI BARTONE

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