Esperimenti esoterici nell’Area Archeologica di Vibo Valentia; lo spiritismo incontra lo yoga.

Esperimenti esoterici nell’Area Archeologica di Vibo Valentia; lo spiritismo incontra lo yoga.

SI’, avete capito bene.
Nonostante il titolo possa apparire ridondante o volutamente scenico, solo per catturare l’attenzione del lettore, in realtà rispecchia perfettamente quella che sia la reale situazione dei fatti; ma andiamo per gradi.
La locandina comunale, con cui è stato diramato l'invito

La locandina che si può osservare sopra, rappresenta un avviso ufficiale del Comune di Vibo Valentia che Giovedì, 3 Settembre 2020, attraverso la pagina Facebook istituzionale del suo Sindaco, Maria Limardo, ha emanato nei confronti della popolazione vibonese della cittadina di Calabria.
L’avviso annuncia la programmazione di un evento, stabilito per il giorno 8 di Settembre, e che avrà ad oggetto l’organizzazione di una lezione di yoga, presso il Parco Archeologico del Tempio del Cofino, vibonese, dedicato a quelli che nell’età magno-greca, furono i riti dei ”misteri” orfici ed eleusini.
Ma per giungere alle premesse del titolo, e cioè spiegare ai lettori, perché ed in che modo, una tale attività possa definirsi l’incontro tra spiritismo ed esoterismo, è necessario che si proceda per prima, ad una trattazione approfondita ma sintetica, di cosa effettivamente sia lo yoga ed i suoi legami con l’esoterismo, ed in che modo si possa osservare un collegamento tra la scelta del Tempio orfico-eleusino vibonese, e lo spiritismo.
Iniziamo con lo yoga.

Cos’è la pratica dello yoga?

Sebbene la conoscenza di tale pratica orientale, sia sommariamente conosciuta dalla maggior parte dei popoli occidentali odierni (ne si da per scontata, la conoscenza da parte delle popolazioni dell’Oriente) fondamentalmente, ciò che si sappia, riguardo lo yoga, è spesso formato da bagagli conoscitivi costituiti per lo più da stereotipi o conoscenze superficiali (per coloro che fortunatamente ne siano profani).
Quando si parla di yoga, infatti, si ritiene in maniera forse un po’ troppo semplificata e semplicistica, che si stia parlando di una semplice pratica psico-fisica, basata su modalità di funzionamento pneumologiche, e cioè della respirazione.
Questo è vero ma solo solo in parte, e cioè nella misura in cui si considerino tali elementi, come parte di una realtà più grande e complessa, che dipende nella sua genesi, e termina nella sua eziologia esistenziale, all’interno di quella stessa branca esoterica di cui andremo a dimostrarne l’appartenenza.

La respirazione rappresenta infatti solo una fase iniziale che, insieme anche alla meditazione ed alla postura simbolica, costituisce la ”strumentazione” attraverso cui lo yoga si estrinsechi poi nella sua dimensione esoterica.
Bisogna infatti porre una premessa doverosa e necessaria, riguardo la concezione spirituale e teologica, presenti nelle dottrine yoga: ciò che infatti si può osservare, è un completo rifiuto della coscienza teologica, e cioè nel collegamento gerarchico tra l’uomo e il divino (che viene rifiutato), facendo divenire l’essere umano stesso, il solo centro d’imputazione di poteri e facoltà sovrannaturali.
Secondo tali dottrine orientali, attraverso particolari pratiche di respirazione, di postura e di meditazione, accompagnate dalla recitazione di alcuni ”mantra”, si metterebbe l’essere umano che li pratichi, in condizione di aprire quelli che vengono definiti ”chakra”, ovvero dei canali energetici, che metterebbero il soggetto nella facoltà di vivere esperienze extracorporee tendenti al sovrannaturale.
Come se non bastasse, inoltre, la filosofia dello yoga, per sopperire all’assenza di un’entità divina salvifica,arriva ad inquadrare l’uomo stesso, come unica entità atta ad un’autonoma salvezza.
Ma anche in questo caso, la definizione di ”salvezza” non rappresenta il vero concetto spirituale dello yoga. Per i cultori delle religioni e filosofie orientali, non esiste alcuna salvezza poiché non esiste alcuna dannazione. Ciò a cui infatti si aspira, è piuttosto la conduzione del corpo e dell’anima ad uno stato divino, ergo a divinizzare l’uomo stesso. In accordo con i ”catechismi” dei cosiddetti maestri yoga, infatti, l’uomo fa parte del tutto, e facendo parte del tutto, egli sarebbe il portatore della stessa sostanza divina.
Attraverso tali pratiche, si mira quindi a risvegliare nell’individuo umano, la cosiddetta ”sostanza divina”, e quindi mettere nelle condizioni il soggetto di divenire egli stesso un dio.

Tale visione, oltre a somigliare molto alle dottrine esoteriche della massoneria, ricorda molto i passi biblici racchiusi nel Libro della Genesi, in cui il serpente antico, cioè satana, per portare a termine la sua opera di tentazione nei confronti dei due primi uomini, Adamo ed Eva, disse loro che cibandosi del frutto proibito non sarebbero morti, bensì sarebbero divenuti come Dio.
Del resto, basta recarsi su alcuni dei molti siti internet italiani dedicati a tali tematiche, per osservare come la religione dello shivaismo, da cui lo yoga dipende, consideri la divinità shiva, a cui tale culto sia dedicato, come un dio chiamato ”grande iniziatore”, che non viene raffigurato affatto come salvatore, bensì come colui che conduca l’uomo alla liberazione dello stato spirituale (e non alla salvezza dello spirito), inteso come un’apertura dell’uomo stesso, ad uno stato spirituale che ne comporti il possesso di particolari e fantomatiche energie ultradimensionali; tanto che sempre secondo lo shivaismo praticato dalle stesse pratiche yoga, l’uomo sarebbe catalogato in tre macrotipi, l’ultimo dei quali ( dopo il pashu e il vira) definito ”divya”, rappresenterebbe la possibilità, per l’uomo stesso, di raggiungere la natura divina.
Come se non bastasse, l’apertura del sesto dei sette chakra fondamentali, definito ajna chakra, avrebbe come effetto quello della percezione diretta dei mondi invisibili e delle manifestazioni ultrasensoriali, per giungere poi a fantomatiche capacità telepatiche e addirittura di una sedicente intelligenza creatrice.
Alla luce delle conoscenze non solo cristiane cattoliche, ma spaziando anche nella tradizione ebraica ortodossa e soprattutto pentateuca, veniamo a conoscere come l’uomo giunga ad avere determinate facoltà mistiche e di contatto con Dio, per volontà e designazione da parte di Dio stesso; e che qualunque altro modo, con cui l’uomo ritenga di poter ottenere da sé, tali facoltà, ciò non avvenga per contatti con il Divino, bensì per contatti con i demoni e spiriti decaduti, che evidentemente fin dalla creazione dell’essere umano, hanno trovato nella tentazione della pseudo conoscenza e della pseudo potenza, una forte arma di seduzione e di possessione nei confronti dell’essere umano stesso.

Per tale motivo, non solo è errato pensare che lo yoga costituisca una semplice ”ginnastica” psico-fisica, finalizzata al rilassamento. Ciò che infatti si esegue, durante le tecniche yoga, altro non è che una parte rituale ed esoterica di quello stesso shivaismo appena menzionato.
Va infatti aggiunto, come ulteriore tassello fondamentale di tale trattazione, la recita da parte dell’istruttore yoga, durante le sedute, di quelli che nel linguaggio orientale, vengano definiti i mantra. Una delle peculiarità dello yoga, è infatti la recita di tali formule di evocazione, o magiche, o di richiamo, che l’istruttore può pronunciare sia ad alta voce, sia a bassa voce ma anche e soprattutto a mente.
Bisogna infatti porre l’attenzione su di un elemento di fondamentale importanza per l’esistenza stessa delle sedute di yoga. Le posture, le respirazioni e le meditazioni, non avrebbero alcun effetto e senso di esistere, se il ”guru” o istruttore, non procedesse alla pronuncia di tali mantra che, alla luce di quanto spiegato fin qui, altro non sono se non delle formule magico-esoteriche di richiamo o evocazione, che servono appunto per richiamare la presenza di determinati spiriti o entità demoniache, che abbiano appunto la funzione di ”aiutare” nell’apertura di tali e cosiddetti centri di energia.
E’ perciò fondamentale che si metta in guardia, riguardo l’esecuzione o la partecipazione a tali pratiche le quali, se eseguite, faranno in modo di tenere aperta una porta di collegamento tra l’anima del soggetto e i demoni richiamati. A conclusione di questa prima parte, va infatti riportato il gran numero di testimonianze di coloro che abbiano accusato problemi e fastidi spirituali e fisici, dopo aver sostenuto sedute yoga.


In che modo il Tempio orfico-eleusino sarebbe collegato allo spiritismo?

Continuando la trattazione, dopo aver esaminato, in maniera approfondita e sintetica, la branca orientale dello yoga e shivaismo, arriviamo qui ad esaminare il secondo aspetto, relativo all’evento in programma nella Cittadina Calabrese.
Senza dilungarci su trattazioni storiche o archeologiche, essendo ampiamente riconosciuta la storia archeologica magno-greca della Calabria, ci addentreremo invece nella trattazione, anche in questo caso approfondita ma sintetica, di cosa siano i culti dei mysteria orfici ed eleusini, e del loro rapporto con le pratiche spiritiche.
Nell’antica Grecia e nelle sue colonie, i riti eleusini ed orfici, erano solitamente due ”liturgie” che camminavano di pari passo, quasi parallelamente anche se mantenevano una loro indipendenza rituale e ”spirituale”.

Dei rituali dei mysteria eleusini, si sa molto poco, poiché rappresentavano un culto iniziatico e segreto, che non prevedeva la scrittura come mezzo di tradizione rituale. Ciononostante, sebbene molti studiosi ed archeologi banalizzino tali culti, nella semplice venerazione delle stagioni, va rigettata una tale visione tendente ad un’estrema esemplificazione.
Sebbene si possa certamente ammettere che gli scenari mitologici e naturalistici dei rituali eleusini, fossero incentrati sull’alternarsi delle stagioni, non si può tuttavia supporre che tutto si concludesse in una semplice ”liturgia” para-astronomica. Lo stesso Cicerone, parlando dei mysteria eleusini, riferisce tali parole: ”così in verità abbiamo imparato da loro gli inizi della vita e abbiamo acquisito il potere non solo di vivere felici, ma anche di morire secondo una speranza migliore”.
Sappiamo certamente che in tali rituali si festeggiasse il ritorno dell’anima di Persefone, figlia di Demetra, presso la sua madre, ed è quindi ipotizzabile che una parte rituale di tali funzioni, si svolgesse con l’invocazione, o meglio l’evocazione, dello spirito di Persefone.

Ma non è nei mysteria eleusini (giunti a noi con scarso materiale archeologico e filologico),che si deve soffermare l’attenzione di tale analisi esoterica, quanto invece nei rituali dei misteri orfici.
L’orfismo prendeva il suo nome dall’eroe della mitologia greca, Orfeo, e dal suo viaggio negli inferi per tentare di riportare nel mondo dei vivi la sua amata, Euridice, morta per il morso di un serpente, mentre tentava di fuggire da un suo spasimante.
Ma, fuoriusciti dalla descrizione mitologica, ed esaminando invece le caratteristiche dei rituali orfici, va detto di come l’orfismo fosse una corrente spirituale che credesse nella metempsicosi, ovvero nella reincarnazione dell’anima. In merito a ciò, vi è da fare una doverosa premessa: sebbene molti studiosi tendano a non soffermarsi su tale argomento, si deve invece constatare come l’anima dei misteri orfici, venisse chiamata dàimon (simile alla parola demone), che nel linguaggio del greco antico, non avesse affatto la traduzione della parola ”anima”, che in realtà era resa con il termine ”psuché”.Nel linguaggio greco e nel loro mondo religioso, il dàimon era invece un’entità spiritica a metà tra il mondo umano e quello divino, che si preponeva di fungere da ponte tra questi due mondi.
Lo stesso Esiodo, nella sua ”Le Opere e i Giorni” ci da una descrizione dettagliata e coeva, di come fossero intesi, al tempo, i cosiddetti dàimon: ”Poi, dopo che la terra questa stirpe ebbe coperto,
essi sono, per volere del grande Zeus, dèmoni
propizi, che stanno sulla terra, custodi dei mortali,
e osservando le sentenze della giustizia e le azioni scellerate,
vestiti di aria nebbiosa, ovunque aggirandosi sulla terra,
dispensatori di ricchezze: questo privilegio regale posseggono
”.

La celebrazione e la conseguente commemorazione ed evocazione di questi ”dàimon”, all’interno dei rituali orfici, somigliano molto più al funzionamento di quelle che noi oggi conosciamo come possessioni demoniache oppure come sedute ed evocazioni spiritiche.
La descrizione che Esiodo fornisce di queste entità, per altro porta una grande somiglianza con gli ”spiriti” o entità che, nello yoga, vengono considerate come coloro che portino l’essere umano ad aprire i suoi chakra, per mettersi in contatto con il mondo ultraterreno.
Una scoperta archeologica molto importante, effettuata proprio nel territorio vibonese, ha portato alla luce la famosa ”Laminetta Aurea Orfica”, che è costituita da una laminetta d’oro, trovata all’interno di una tomba magno-greca, dove risultasse sepolta una ragazza, e sulla quale si trovi scritta una sorta di preghiera-invocazione, con cui si esorta l’anima della fanciulla, a prendere posto dentro un altro essere umano (in questo caso si osserva ancora di più la similitudine tra l’orfismo e le possessioni demoniache o evocazioni spiritiche).

Conclusioni

Alla luce di quanto esaminato fin qui, che certamente si fonda su di uno studio ed analisi accurati, tale che certamente non si potrà tacciarli di complottismo e qualunquismo, vorrei fortemente invitare coloro che stiano pensando di partecipare a tale evento, a rinunciarvi, senza dare troppa importanza alle mode e valutazioni ideologiche, che vedono nell’apertura alle dottrine orientali, un’innovazione benefica, mentre invece siano sempre più abituati a tacciare di oscurantismo ed arretratezza, le benefiche dottrine cristiane e cattoliche.
Comprendo che una realtà così fortemente impregnata di esoterismo e massoneria, quale certamente ne sia riconosciuta la Cittadina vibonese, possa far sorgere qualche sorriso ironico o beffardo. Ma ugualmente mi sento in dovere di mettere in guardia coloro che, magari in buona fede, avessero pensato di prestare la propria partecipazione, ad un evento che rischia di essere un grande esperimento esoterico, magari sponsorizzato o ideato, da una delle tantissime logge o circoli esoterici vibonesi, e che certamente rischia di esporre l’incauto partecipante, non solo ad un rituale di evocazione demoniaca attiva, come può essere quello costituito dallo yoga, ma addirittura che tale rituale possa beneficiare di un supplemento di potenza evocativa malefica passiva, dovuto alla presenza, nel luogo dello svolgimento delle sedute, di un tempio dedicato a quegli stessi rituali eleusini ed orfici, di cui si sia appena terminato di parlare. E’ infatti altamente probabile (se non certo) che il luogo del Tempio magno-greco, sia ancora fortemente impregnato della presenza spiritica, delle evocazioni che al tempo si facessero. Il passaggio di un lungo periodo di tempo, non è elemento valido a ritenere bonificato il luogo, poiché le entità ultradimensionali, quand’anche fossero demoniache, sono regolate da leggi diverse da quelle dello spazio-tempo, che regolano gli esseri umani. E del resto vi sono tantissime Chiese e Basiliche che risalgono a secoli e millenni, e ciononostante li si considera luoghi consacrati e idonei alle le Celebrazioni Eucaristiche.
La mia speranza, quindi, è quella che colui o colei che leggerà questo articolo, sceglierà di tutelare la propria incolumità fisica e soprattutto spirituale, che certamente valgono molto di più, dell’ostentazione di una presunta modernità, che in realtà non faccia altro che rappresentare invece, l’antica lotta tra il male e le sue tentazioni, e quel seme di bene e di coscienza, che pur ogni essere umano possiede, e che la fede Cristiana ci ha insegnato a preservare.

CHR. V. CHR. R. CHR. I.

Emmanuel Giuseppe Colucci Bartone

EMMANUEL GIUSEPPE COLUCCI BARTONE

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