[ESCLUSIVO]Le rivolte anti covid, e l’ingombrante presenza di Mario Draghi
Il grande fermento per le proteste contro il nuovo DPCM governativo che, in questi giorni, abbiano messo a ferro e fuoco gran parte delle grandi città italiane, sta gettando un’inaspettata luce di rivolta nell’animo dell’opinione pubblica ed anche in quello degli organi di informazione, sebbene con più parsimonia e cautela.
Insomma, sembra quasi che improvvisamente gli italiani si siano riscoperti degli inaspettati giacobini che, con animo rivoluzionario, abbiano deciso di porsi “finalmente” in contrasto alla cosiddetta dittatura sanitaria, che oramai da mesi attanaglia il popolo dello Stivale. Prima di giungere, infatti, alla trattazione di quanto anticipato nel titolo, e cioè quindi prima di affrontare la questione relativa a quella che potrebbe considerarsi la “scomoda regia” di Mario Draghi, va brevemente illustrata la situazione socio-sanitaria, nella quale le attuali proteste si siano inserite.
Il popolo italiano che oggi scende in piazza, è lo stesso che fino a qualche settimana o giorno fa, incitasse alla cautela contro i contagi, o che facesse le file chilometriche in automobile, presso le postazioni mobili sanitarie addette ai tamponi. Il popolo italiano che in questi giorni sia stato osservato scendere in piazza e, in alcuni casi anche cadere nella deriva di violenza e vandalismo che in alcuni casi le manifestazioni abbiano assunto, è lo stesso che fino ad oggi rispettasse pedissequamente le disposizioni di prevenzione che il Governo avesse già comunque posto in essere.
Che cosa sarebbe cambiato allora negli italiani, oltre ovviamente all’emanazione di un DPCM totalmente insensato, che li abbia condotti ad una tale esasperazione sociale? La risposta che allora ho provato a darmi, sulla base di valutazioni e comparazioni eseguite sui vari eventi della politica italiana ed europea, ha assunto un nome: Mario Draghi. Non è infatti una novità, che questo nome aleggi già da mesi, similmente ad un fantasma, e che ciclicamente e periodicamente venga tirato fuori dal cilindro magico dell’opinionismo, da parte di politici e giornalisti, nonostante la figura di Giuseppe Conte apparentemente sia considerata inamovibile ed irrinunciabile. Come nemmeno un caso è stato che molto stranamente, la papabilità di Draghi, sembra che sia stata appoggiata anche dal gruppo Lega e dallo stesso Salvini.
Non è comunque un mistero che l’operato di Conte, nonostante la cortina di fumo di applausi e perbenismo con cui venga falsamente vestito, sia ad oggi considerato inadeguato ed inefficace, da parte di molti che magari dalla gestione di questa pandemia, si sarebbero aspettati ben altri risultati: un utilizzo capillare e quasi plebiscitario dell’applicazione Immuni, oppure un altrettanto diffuso appello alla vaccinazione, o ancora un rapido utilizzo del Mes o del Recovery Found. Tutte questioni che invece hanno dimostrato una certa ed inaspettata resistenza ad essere accolti da parte degli italiani e della politica italiana. Già infatti da Marzo-Aprile, quando l’approvazione del Mes sembrava veramente posta in pericolo, si era iniziato a far circolare con improvvisa e repentina insistenza, il nome dell’ex Presidente della BCE (Draghi) come eventuale sostituto dell’ “avvocato del popolo”.
Poi però l’accettazione del MES ed altre manovre restrittive e penalizzanti per la sanità ed economia italiane, da parte di Conte, avevano portato ad un momentaneo assestamento della sua posizione a Palazzo Chigi. Adesso però, le cose sono cambiate, o meglio, non sono cambiate affatto. L’Italia, infatti, non ha ancora provveduto ad una disposizione centralizzata per la somministrazione di vaccini, come nemmeno ha dato particolare segno di volersi avvalere del MES o del Recovery Found; ed in aggiunta, si sta sempre più avvicinando il periodo per l’approvazione della Legge di Bilancio.
E Giuseppe Conte, avendo forse annusato l’aria che tira, o meglio, l’aria che si vorrebbe far tirare, ha nei giorni scorsi dichiarato che l’utilizzo del MES non rappresenta né uno strumento e né un obiettivo, del Governo da lui guidato; un’affermazione certamente pesante, visto anche che, come già detto, si stia avvicinando sempre più, la discussione della Legge di Bilancio. Evidentemente ha pensato bene di usare tale dichiarazione, come mezzo con cui rendersi favorevole una buona parte dell’opinione pubblica che, certamente, in una tale dichiarazione si troverebbe in accordo. Probabilmente il Presidente del Consiglio avrà ritenuto opportuno crearsi uno scudo di consenso, nel caso qualche “manina” avesse spinto per lo scioglimento anticipato delle Camere. E gli elementi che vedono nell’ipotesi di una scomoda presenza di un’eventuale chiamata di Mario Draghi, una concreta realtà da prendere in esame, si possono osservare nella strana concomitanza di eventi, che siano succeduti alla dichiarazione di Giuseppe Conte. Successivamente alle sue parole, infatti, l’Italia ha iniziato ad essere pervasa da capillari e sempre più frequenti episodi di rivolta, spesso degenerati in guerriglia urbana. Addirittura a Trieste si sono osservate le Forze dell’Ordine, togliersi i caschi in segno di “solidarietà” ai manifestanti. Anche questo è un avvenimento che dovrebbe far riflettere; in una situazione instabile come quella di una manifestazione non autorizzata e che, in quanto tale, potrebbe sempre evolversi in manifestazione violenta, il gesto di togliersi i caschi, potrebbe essere tranquillamente una condizione per un processo disciplinare, qualora tutto ciò non fosse giunto da ordini diretti. Come se non bastasse, sempre in ossequio a questa strana concomitanza di eventi, non è tardata a giungere anche la dichiarazione di Ursula von der Layen, Presidente della Commissione Europea, che stranamente ha annunciato il rapido stanziamento per l’Italia, di una somma compresa tra i 10 ed i 20 miliardi di euro. Praticamente una somma del tutto irrisoria, quasi paragonabile ad un’elemosina, se si osserva la promessa “potenza di fuoco” annunciata quest’inverno, e della quale non si siano avvistate che semplici briciole. Come appunto anticipavo prima, la concomitanza di tale dichiarazione è quantomeno sospetta, vista la tempistica con cui sia giunta, e vista anche l’indifferenza dell’Europa verso l’Italia, in questi mesi così concitati. E, come se non bastasse, l’atto finale che porta ad avvalorare l’ipotesi presa in esame nel titolo di questo articolo, è stata la dichiarazione che ha reso, ieri, il Ministro Bellanova (una renziana), con cui ha apertamente criticato la validità dell’ultimo DPCM. Solitamente Matteo Renzi, o le sue pedine, non si muovono mai in contrasto al proprio Governo di appartenenza, se non abbiano uno scopo o un interesse da raggiungere.
In questo clima così volutamente acceso, anche ad opera degli “alleati” della stessa maggioranza di Governo, si può quindi facilmente e logicamente pensare che, la mancata attuazione dell’agenda politica e sanitaria da parte di Giuseppe Conte, che i vertici europei ed internazionali si sarebbero invece aspettati, abbia e stia conducendo a quell’inesorabile spaccatura dell’attuale Esecutivo, affinché si possa ritenere necessario lo scioglimento delle Camere, e la nomina di un nuovo Governo Tecnico, con la probabile guida di Mario Draghi, che certamente è considerato una pedina molto più vicina ed in linea, con i diktat dell’Europa Franco-Tedesca, e dell’Oms a trazione sempre più divisa tra cinesi e Bill Gates. Senza poi ovviamente dimenticare l’avvicinarsi delle elezioni americane, che sicuramente costituiscono un altro forte elemento, che abbia e stia portando all’attuale situazione italiana.
Una cosa sia comunque chiara: pur Giuseppe Conte avendo dimostrato la totale incompetenza sua e del suo Esecutivo, certamente ha dimostrato di essere una condanna ed un disastro ben più tenui e limitati, di quello che invece potrebbe rappresentare un Governo che veda Mario Draghi alla Presidenza del Consiglio di un’Italia che, in quel caso, sarebbe costretta a considerarsi definitivamente perduta.
Emmanuel Giuseppe Colucci Bartone